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PAESAGGI (un estratto)

Aggiornamento: 16 mar 2020


Non è più se vedere il paesaggio

ma perderne il controllo immedicabilmente.

Campagna romana. Verso ed inverso la Cristoforo Colombo

Rischiarano da terra

le opache orchidee

del crepuscolo estivo:

bruni e sono quieti

i profili delle lavatrici

addossate ai moreti.

I magri abbagli

delle vetrate lucenti

m’istigano a varcare il fitto

stellato dei papaveri.

E lo faccio senza farlo

come chi va

pur standoci già. Tutto tace fin quando è rosso:

al verde segue un rombo

che muove e nuda l’aria …

… e la mentuccia dello spartitraffico

si gonfia come può un fiume

tenuto in piedi dagli acquazzoni.


Fondano. Veduta sui monti Aurunci

Alla finestra del monte

dove il sughereto

maschera l’ammasso

asciutto delle rocce

c’è un azzurrognolo

che scrivere non so bene

ma che è scia

di quello che può

lo scavo d’un fiume

che nasce alla terra

dandole la schiena.

Alle pareti del monte

il puntinato viola dei susini

rende incorporeo il grembo

argentato delle fave.


Stazioni di Priverno-Fossanova, Sezze Romano, Cisterna di Latina, Monte San Biagio ed altre lungo i binari che da quella di Roma Termini portano a quella di Fondi-Sperlonga

Sbianca le recinzioni di ferro

delle cabine elettriche

l’odore di selvaggina

che il tepore del giorno annida

nel fresco fegato dell’alba.

Nei parcheggi gli alberi

sono giovani pochi

schierati come candele

in faccia alla nebbia:

i cofani delle auto

arroventati dal mattinale

emanano per largo

arcobaleni di metallo

a spina di pesce.


Fra le campagne vibra

intanto

goffo

goffissimo

un ciclone di riflessi.

Paesini della Gallura. Arrivi

Esce da uno scandalo

di bianca petraia

l’armento di case

che annuncia il paese

con sollievo quasi di morte.

Il sole fa del viaggio

un futuro di speranze:

è il mese, luglio

in cui l’irreale sembra

un costume d’umore:

violento è il sogno

che si ha di un bagno.

Da un rovo di sterpi

spunta il primo marciapiede:

siamo al paese

e tutto diventa casa.

Lungomare. Primi estivi

La battigia puntinata di meduse

odora di mele e finocchio:

fitta d’api l’aria ricorda

lo scarabocchio che la roccia

sulle coste, scorticandole, traccia.


Il lungomare ghigliottinato dalle auto

rovescia scintille sugli empori:

la luce dei fari, che ogni struscio avvera

guadagna, umida, la sera.




******* Iniziato nel Maggio del 2008.

Finito nel Novembre del 2009.


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